Misure e Ascolto

Buongiorno.
Proseguo qui il piacevole scambio di opinioni aperto su un altro forum.
Questo è un argomento su cui, personalmente, ho riflettuto molto. Da tecnico quale sono ho sempre pensato che il suono prodotto da un determinato apparecchio dovesse derivare (detta così appare come una banalità assoluta ma leggendo riviste e commenti sui forum direi che non lo è) dalle scelte progettuali effettuate e di conseguenza da come la topologia circuitale adottata “modella” il segnale in ingresso. In due parole ciò che caratterizza un particolare componente è la sua “Funzione di Trasferimento”, e questa non è un’entità astratta bensì una relazione ben precisa tra ingresso ed uscita, definita e misurabile. I grafici che alcune riviste pubblicano sono un modo per rappresentare, su carta, questa relazione e come tali devono essere prese in considerazione nell’analisi delle caratteristiche sonore di un componente.
Anni fa, una ventina credo, Bob Carver organizzò un esperimento: prese se non ricordo male un Mark Levinson, ne rilevò la funzione di trasferimento e modificò un suo pre dotandolo di una FDT identica. Dimostrò poi, con delle sedute di ascolto, che il suo pre, così modificato, suonava esattamente come il Mark Levinson ed il tutto, ovviamente, utilizzando la stessa classe di componentistica del suo pre, ovviamente lontana da quella del ML d’origine.
Carver sapeva esattamente ciò che stava facendo e ciò che avrebbe ottenuto, e lo sapeva perché l’aveva “misurato”.
Ovviamente poi un singolo componente per suonare deve essere inserito in una catena e questo, a causa degli interfacciamenti, ne può alterare il suono. Quando un componente viene inserito in una catena ciò che fa testo è la funzione di trasferimento dell’intera catena, anche questa rilevabile e pertanto “misurabile”.
Anch’io ho notato che ultimamente, parlo di Audio Review dato che è pressoché l’unica a pubblicare dei set completi di misure, delle evidenti limitazioni di banda o esaltazioni nelle risposte in frequenza vengono tranquillamente sorvolate nei commenti e non vengono, a parte rari casi e quasi tutti relativi a diffusori, minimamente considerate in fase di ascolto.
Sono dell’opinione che sicuramente è l’ascolto che ci deve guidare nelle scelte, ma la correlazione tra ascolto e misure ci può dire molto sul perché un determinato componente suona in un modo piuttosto che in un altro, e questo dovrebbe essere un argomento principe in articoli che dedicano ampi spazi alla tecnologia ed alle misure.
Potrei essere portato a pensare che il tacere su determinate evidenze sia frutto della stessa linea che fa passare un amplificatore operazionale, es OP275, da onesto componente (DENON) a operazionale di assoluto pregio (Esoteric DV60), ma qui si apre un capitolo diverso.
Saluti,

Danilo Colombo (Vimercate – MI)


Caro Danilo,
la comunicazione utilizzando questa rubrica non è altrettanto veloce come quella attraverso un forum, ma purtroppo tutte le mie recenti esperienze con quel tipo di ambienti non hanno funzionato.

Nemmeno quando ho provato ad attivare dei forum totalmente sotto il mio controllo, per poter scrivere nei quali si doveva sottostare a regole molto stringenti e dichiarare urbi et orbi anche un mare di dati sensibili: c’è sempre qualcuno (di solito piuttosto ignorante) pronto in agguato a spostare gli scambi di informazioni fra appassionati su qualche piano poco civile.

Dimentichiamoci quindi quel comodissimo metodo e proviamo ad usare questo. Anche se per me costituisce un aggravio di lavoro non da poco…

Entrando nel merito della tua lettera, non posso che concordare con tutto ciò che esprimi.

A maggior ragione perché non rilevo nessun accenno alla esistenza di eventuali parametri fisici attinenti all’elettroacustica che siano ancora da scoprire.

Spero che, come peraltro mi sembra traspaia abbastanza chiaramente dal tono di tutta la tua lettera, quando parli di Funzione di Trasferimento non presupponi implicitamente la potenziale esistenza di grandezze fisiche del tutto nuove di cui tener conto nelle misure.

Esattamente come non ha senso inserire (come purtroppo fanno in molti) fra le grandezze e i fenomeni che intervengono nella definizione di una particolare Funzione di Trasferimento di un impianto hi-fi anche entità e problematiche fisiche che con l’elettroacustica hanno poco a che vedere.

Fermo restando però che un conto è effettuare un confronto fra l’entrata e l’uscita di un intera “catena” audio a livello elettronico e un altro inserirvi anche dei trasduttori di energia come gli altoparlanti… E un altro ancora è quello che è possibile verificare ponendosi al livello delle “sensazioni soggettive” degli ascoltatori.

Quando si vuole ragionare sulle sensazioni di una persona di fronte a due casse acustiche, al variare dell’elettronica che le precede (e rimanendo nell’ambito di una serie di dispositivi atti esclusivamente alla consegna del segnale originale ai sistemi di altoparlanti), le tue considerazioni hanno assolutamente senso. Mentre, quando si volessero confrontare due sistemi nei quali siano differenti anche gli altoparlanti o sia presente qualche processore di segnale (magari di quelli che cercano di attuare una equalizzazione digitale dell’acustica complessiva in ambiente o uno qualunque dei dispositivi atti a creare il cosiddetto effetto Wide Stereo) le cose si complicherebbero moltissimo…

Definire una Funzione di Trasferimento Globale in modo tale da poterla replicare, in questi casi sarebbe un compito improbo per chiunque.