La potenza e il suono degli amplificatori

Per quanto lontana possa essere una nostra passione dai nostri studi, essa non sarebbe tale se non scatenasse la nostra curiosità, la sete di conoscenza. Nonostante le difficoltà, bisognerebbe proprio farle certe letture tecniche, magari sforzandosi un po’, se non altro prima di pontificare troppo.
Quanto al discorso sul dimensionamento degli amplificatori, a nostro parere non sono stati fatti troppi studi ed ascolti controllati sulla percepibilità (e sui diversi comportamenti dei vari circuiti) delle brevi saturazioni impulsive.
La musica non è un segnale stazionario. Se è vero come è vero che la potenza media utilizzata in un ascolto casalingo è mediamente bassa, è anche vero che l’ampli deve essere dimensionato per i picchi. Altrimenti si finisce con l’ascoltare il suo modo di gestire la saturazione.
Saturazione che in certe tipologie di circuiti può effettivamente essere meglio gestita che in altre (ripetiamo il concetto sulla mancanza di ascolti galileiani al riguardo).
La domanda però “sorge spontanea”: perché ascoltare un ampli da 10W (sia pure a valvole) in condizioni di quasi certo superamento dei limiti invece che uno da 300 (magari “professionale”) i cui limiti sono rassicurantemente lontani?
A complicare tutto c’è poi la questione dei gusti, della piacevolezza dell’ascolto.
Con certi brani certe distorsioni possono risultare addirittura gradevoli, così come diversi musicisti regolano differentemente il loro distorsore prima di una performance.
Anche così però questo approccio, almeno per come lo vediamo noi, non si coniuga bene con “alta fedeltà”, un conto è “fare musica” un altro è cercare la riproduzione fedele.
E, dato che uno dei punti fermi da sempre alla base delle ricerche degli appassionati è la cosiddetta “certezza dell’ascolto”,
crediamo che provvedersi di un buon finale di potenza sicuramente superiore alle nostre esigenze potrebbe costituire un primo passo,
sicuro e di non trascurabile importanza, verso il raggiungimento del risultato desiderato.